giovedì 1 marzo 2012

As Roma non era Associazione Sportiva? Ora è Asilo Statale


C'era una lavagna. Sulla quale qualcuno, con un pennarello, tracciava linee e scriveva nomi. Di fronte una ventina di persone sedute. Tra l'altro vestite tutte allo stesso modo. Nel silenzio generale, qualcun altro ha bussato alla porta e ha chiesto scusa per il ritardo. Probabilmente accomodandosi in uno degli ultimi posti rimasti liberi. Nessuno ha chiesto giustificazioni: si è subito passati alle vie di fatto. Esclusione. Sospensione.

Le apparenze possono trarre in inganno, lo sappiamo. Eppure la scena appena descritta non ha avuto come scenario un'aula di scuola. Ma la sala di un albergo. Quella in cui si stava tenendo la riunione tecnica della Roma, qualche ora prima della gara contro l'Atalanta.

Le regole sono importanti. Così come gli esempi. E vanno stabili e rispettati. Ma gli integralismi, le prese di posizione sciocche e ottuse non hanno mai portato da nessuna parte. Nella vita, come nel calcio.

E se abbiamo storto la bocca di fronte all'esclusione a Firenze di Osvaldo per motivi disciplinari, ora è il momento di fare qualcosa di diverso. Indignarsi non basta più, occorre lanciare l'allarme e dire che questo modo di gestire una squadra di calcio è sbagliato.
Punire chi pecca di superficialità è giusto, specialmente se rappresenta uno dei totem indiscussi dello spogliatoio, come nel caso di De Rossi, togliere ai giocatori in campo il loro punto di riferimento, significa mettere in atto un vero e proprio suicidio sportivo.
Anche perché la squadra inon reagisce sul piano della prestazione, mostrando solo un eccessivo nervosismo. Le cinque espulsioni dirette, tra Firenze e Bergamo, sono un dato che deve far riflettere.

Le sospensioni, le punizioni che hanno come scopo l'educazione, sono molto più adatte alla scuola dell'obbligo e non ad un club che vuole crescere in Italia e in Europa.

Probabilmente ci siamo persi qualcosa. Ma fino a quando lo ricordiamo noi, la sigla AS Roma stava ad indicare Associazione Sportiva Roma e non Asilo Statale.


Venghino signori. Riapre il Luna Park As Roma


Venghino signori. E che a nessuno manchino lecca-lecca, pop corn dolce e zucchero filato. Riapre il Luna Park chiamato Roma. Questo splendido parco giochi, ricco di attrazioni e luci intermittenti, che dei luoghi dedicati ai piccini, ma che piacciono anche ai grandi, condivide le più importanti caratteristiche, tra le quali il senso di decadenza che ti dà osservare lucidamente la faccia di un clown.

In questo splendido, luminoso e, soprattutto, a tratti inquietante, Luna Park chiamato Roma, qualche passo sembra sia stato fatto. Si è scesi dalla nave pirata che in autunno era stata l'attrazione più gettonata, con tutti i suoi alti e bassi e che oltre alla nausea, non stimolavano altro, per salire sul trenino delle montagne russe.

E allora salite meravigliose, lente, che ti permettono di ammirare il panorama e ti fanno sentire il re del mondo, vedi le vittorie in goleada contro Cesena e Inter e poi discese vorticose, quasi infinite, affrontate a occhi chiusi, che ti ribaltano lo stomaco e spostano il fegato. Vedi le sconfitte contro Cagliari e Siena.

Questo il campionato della Roma: serie infinite di salite e discese, indipendenti dalla volontà del macchinista, figurarsi dei passeggeri o degli spettatori. Il movimento, però, è solo un'illusione: il binario è chiuso, identico, quasi noioso. E ad ogni enorme gioia, segue una scontata delusione. Per poi tornare al punto di partenza.

Il lato comico della storia è che mentre noi, non paghi, sgomitiamo per rimetterci in fila, il nostro obiettivo non si allontana nemmeno di un millimetro. Resta lì, immobile, come se nessuno lo volesse.

Il tempo stringe e il tramonto si avvicina, insieme all'inevitabile chiusura del Luna Park. Ma a noi non sembra interessare: ci sediamo, agganciamo le cinture e prepariamo l'ugola per urlare ancora. Pronti a un altro giro?