“Chi tifa Roma non
perde mai”. Sarà così. Ma dov'è scritto che “chi tifa Roma non
deve perdere la pazienza mai”?
Nonostante un conto in
rosso da diversi mesi, nessuno ha protestato quando gli è stato
chiesto di aprire una linea di credito, di fiducia nei confronti del
nuovo progetto. Pardon, dell'Idea.
E' stata chiesto di
aspettare. E' stata chiesta complicità. E tutto è stato dato,
accompagnato dal solito, infinito, amore, che solo i tifosi della
Roma sanno trasmettere alla propria squadra.
Un amore che
paradossalmente è aumentato. Nutrito da sconfitte e sofferenze.
L'eliminazione dall'Europa League, un derby perso ben oltre il
novantesimo e una classifica che fa venire i brividi. In mezzo a
tutto questo un progetto giovani cancellato molto prima dell'inizio
delle scuole, uno stile di gioco modificato con la velocità con cui
ci si cambia d'abito e un possesso palla che sembra un frustrante e
eterno corteggiamento.
Si parla sempre di quello
che sarà, della Roma che verrà, delle vittorie che arriveranno. Ma
il presente? Di quello che sta avvenendo ora, chi se ne preoccupa?
Forse neanche i dirigenti, che continuano a declinare i verbi solo al
futuro.
E' tempo che tutti si
prendano le proprie responsabilità.
La società, che
esasperando il passaggio di mano ha rallentato il processo di
crescita di questa squadra.
Il tecnico che ha scelto
12 formazioni diverse, in 12 gare, schierando ben 28 giocatori, salvo
poi far sapere che la rosa è troppo ampia
I calciatori che devono
mostrare maggiore concentrazione, ma soprattutto più grinta e
cattiveria.
Sono passati quattro mesi
dall'inizio di questa rivoluzione culturale e per ora l'unica cosa a
cambiare è stato l'approccio del tifoso alla squadra, vista come un
oggetto misterioso, del quale si intuiscono le potenzialità, senza
ancora aver capito se siano positive o negative.
Noi rimaniamo seduti
sulle nostre poltroncine: sciarpa al collo e cuore pieno di speranza,
in attesa che la partita cominci per davvero.