“Un minuto
è il massimo che si può chiedere alla perfezione” spiegava al suo
doppio, Tyler Durden, protagonista di “Fight Club”. Sessanta
secondi. Non di più. Figurarsi quanto di imperfetto si possa trovare
in ventisette minuti. Senza contare il recupero.
Rapida,
deludente, inutile, scontata. Quante immagini sprecate per tentare di
descrivere questo Catania-Roma: molto più simile ad un film muto
degli anni '30, che, infatti, delle immagini accelerate faceva una
delle gag più abusate, che a una partita di calcio.
Matta, il
termine utilizzato da Luis Enrique pochi secondi dopo il triplice
fischio finale, sembra l'aggettivo più calzante. Perché in questi
pazzi 30 minuti di calcio giocato ad un ritmo da cardiopalma, per
giocatori e tifosi, si è visto di tutto. Occasioni da rete a
ripetizione, un miracolo per parte dei portieri, poi errori, giocate,
calci d'angolo. Persino due infortuni: uno in campo, quello di
Almiron, l'altro, quello di Potenza, ancora prima che iniziasse la
partita. Frutto di un riscaldamento fin troppo intenso.
Alla follia,
però, si deve necessariamente rispondere con la follia. Meccanismo
che Luis Enrique conosce fin troppo bene. E allora spazio a un
tridente che, almeno per età, sembrerebbe molto più adatto al
torneo di Viareggio che ad una delicata gara di Serie A. Schierare
Borini, classe 1991, Lamela, classe 1992, ma sopratutto Piscitella,
classe 1993, a molti, e anche a noi, non lo neghiamo, è parso un
azzardo. A conti fatti, invece, è stata un'ottima mossa tattica. La
data di nascita, infatti, non sempre è descrizione perfetta della
personalità.
Ottima la
prova del reparto difensivo, con uno Stekelenburg sempre più
certezza assoluta. Un po' in ombra, invece, il centrocampo, con Gago
e Pjanic irriconoscibili, sulla cui prova probabilmente pesano
tantissimo i ritmi di una gara schizofrenica, laccio emostatico
attorno alla capacità di pensare e poi agire.
La Roma,
però, ha sfoderato la stessa voglia e lo stesso mordente che aveva
mostrato nel match di domenica pomeriggio all'Olimpico.
Per questo
motivo più che ai due punti lasciati sotto l'Etna e al rimpianto per
il sorpasso fallito all'Inter, occorre sorridere per la strada
intrapresa, che pioggia, neve, vento o sole, non sembra mai scostarsi
dalla sua Idea. Dritta ad un solo obiettivo. Con la speranza che
questo collimi con il terzo posto.
Il progetto
Roma continua, dunque, alla faccia di tutti quelli che sprecano il
loro prezioso tempo a protes Tare. A proposito: Tare chi?