La vita corre su un filo
sottile. Lo stesso che idealmente collega la Malesia alla Malesia.
Perché quando a Sepang, circuito che ti ha regalato la gioia più
grande della tua vita, il titolo 250, la perdi la vita e per lo sport
che per te rappresenta la vita, ecco che la parola destino sembra
assumere un significato più chiaro.
Soprattutto se consideri
che coinvolto nell'impatto c'è chi rappresenta qualcosa in più di
un semplice collega: Valentino Rossi, il tuo idolo di sempre, tuo
fratello maggiore, quello che a cavallo di un minimoto a soli 13
anni, imitavi sognando di diventare come
lui. Lo stesso che quando cominciavi a correre con i grandi, si
sedeva sul muretto del Mugello e si divertiva a vederti
sfrecciare in 125, lanciandoti qualche battuta
in romagnolo.
Marco Simoncelli se n'è
andato in maniera diametralmente opposta rispetto al suo vivere. In
silenzio, senza far rumore quasi. In seguito ad uno schianto, ma non
dei più spettacolari, lui, invece, che spettacolo regalava sempre,
in ogni gara. In ogni dichiarazione. Persino in ogni cosa che faceva. Anche nel taglio di capelli, una
delle cause principali del suo odio per la Malesia. Il caldo lo
faceva sudare maledettamente sotto il casco, diventava una maschera
madida al termine della gara. Impresentabile alle telecamere al
momento dei festeggiamenti.
Forse anche per questo il
destino ha deciso di farglielo volare via. Per lasciarlo mostrare al
mondo i suoi riccioli ribelli. Per fagli salutare la pista, la sua
vita, con un bacio.
Ciao Sic e perdonaci se
in questo momento non riusciamo ad onorare il tuo soprannome ma
soprattutto il tuo stile di vita: “sbattersene i coglioni”. Ci è
impossibile farlo, perché ad andarsene è stato uno di noi. Non uno
di quelli che ammiri in tv o suoi giornali e non senti per niente
vicino. Uno come te.
Buon viaggio Sic e se
puoi attraversa la strada impennando. Tanto per far capire che anche
lì, dal momento del tuo arrivo, la musica sta per cambiare.
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