giovedì 2 febbraio 2012

Roma, siamo alla fase della negazione. La Primavera è lontana...


In un abbandono, un addio o un lutto, esistono diverse fasi di elaborazione, che vanno necessariamente affrontate. Per la precisione quattro: la negazione, la disperazione, la rabbia e infine l'accettazione.
Con i dovuti distinguo, la sensazione è che in questi primi sei mesi di Roma stelle strisce, queste fasi siano state abbondantemente vissute e assimilate. Sebbene a ritroso.

Abbiamo accettato il progetto, cullandolo, difendendolo e coccolandolo come fosse un neonato da aiutare a crescere. Tollerandone anche gli inevitabili limiti e gli insopportabili i capricci. Un evento epocale.

La prima striscia di vittorie è coincisa con una rabbia senza precedenti: si erano sprecate settimane alla ricerca di un qualcosa, che solo dopo averlo messo da parte, si era raggiunto.

La disperazione, conseguente, è stata inevitabile: ma non per il fallimento di tutti gli obiettivi, bensì per il loro essere sfumati prima ancora di aver provato a conquistarli.

Oggi è il tempo della negazione. Oggi è il momento di mettere da parte le esclamazioni e lasciare spazio agli interrogativi.

Che fine ha fatto la Roma? È possibile, in soli dieci giorni, toccare il punto più alto e quello più basso della propria stagione? Si possono subire quattro gol da una squadra, il Cagliari, che vanta il secondo peggior attacco della Serie A e che al Sant'Elia, in tutto il campionato, ha segnato solo sei volte?
Ma soprattutto: perché il fatto di subire lo stesso tipo di gol invece di tranquillizzare, in quanto problema facilmente risolvibile, rende assolutamente disperati?

La sconfitta di Firenze e quella di Cagliari rappresentano lo stesso punto della spirale lungo la quale si è mossa la Roma, la struttura portante del suo DNA. E se il Franchi era apparso il punto più lontano da sé dal quale partire, il Sant'Elia potrebbe rappresentare lo stesso passaggio dello stesso percorso. Ci si sarebbe però aspettati di arrivarci rafforzati dalle esperienze precedenti. E invece la roma ci è arrivata come prima, peggio di prima. Come se la spirale verso l'alto si sia spezzata lasciando solo un vuoto in cui precipitare di nuovo al punto di partenza.

Oggi, 2 febbraio, è il giorno della candelora. Quello durante il quale, dicevano gli antichi, bisgona aprire la finestra e guardare se l'inverno è finito o meno. Stamattina, in pochi hanno avuto il coraggio di mettere il naso fuori e analizzare la Roma. L'impressione è che la Primavera sia ancora lontana. 

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