Il trionfo
dell'ovvio. Il concetto di squadra è dato dall'unione di undici
giocatori. Ma più simile ad un episodio, frutto di tanti, piccoli,
particolari, che ad una retta: un susseguirsi infinito di punti.
Questo
perché così come cambiando l'ordine e il tipo di particolari,
l'episodio può essere completamente stravolto, pur rimanendo tale,
altrettanto vale per una squadra di calcio. Modificando gli
interpreti e la loro posizione in campo, anche il concetto di
collettivo cambia.
Tutto questo
per dire che la Roma per tornare a essere una squadra, non può
prescindere da alcune pedine fondamentali. Una di queste è Daniele
De Rossi.
Se c'è
qualcosa che la Roma ha trasmesso durante la gara contro l'Inter è
stata sicurezza. Serenità. Nei propri mezzi, nel proprio gioco e nel
risultato.
La sicurezza
di Stekelenburg, più volte interpellato dai propri compagni di
reparto anche in fase di impostazione.
La sicurezza
di Heinze, che rende più tranquilli anche Juan e José Angel.
La sicurezza
di Francesco Totti, capace di servire due colpi di tacco illuminanti,
nel giro di circa 30 secondi.
Quella di
Daniele De Rossi, rientrato dopo quasi un mese di assenza e tornato
al proprio posto con una naturalezza che mette allegria.
Questa Roma
è riassunta perfettamente nell'esultanza di Fabio Borini. Una mano
stretta tra i denti. Una squadra capace di giocare con il coltello in
bocca, che sa aggredire gli avversari, schiacciandoli nella propria
metà campo per quasi 45 minuti.
Una squadra
che ti fa mangiare le mani per le tante occasioni sprecate in
stagione. Ultime in ordine di tempo Bologna e Cagliari.
Guardare la
classifica è da provinciali, lo sappiamo, ma non riusciamo a farne a
meno.
Quattro gol
all'Inter di Ranieri. La doppietta di Fabio Borini. Il recupero di
Bojan. Il rinnovo di Daniele De Rossi. Neve e ghiaccio hanno messo in
ginocchio una città. Speriamo riescano almeno a congelare questo
momento della squadra.
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