lunedì 7 novembre 2011

La magia delle cose semplici


L'insostenibile leggerezza delle cose semplici. Perché in fondo non c'è gusto a fare in campo, quello che si è provato a Trigoria. Manca la sorpresa. Manca la passione. Soprattutto quella della tifoseria, costretta al solito sabato di sofferenza.

Perché mettere in campo la formazione migliore, quella più naturale, quando puoi soffrire per un'ora, mostrare una sterile supremazia territoriale e poi rischiare di prendere gol sulla solita maledizione del calcio d'angolo che ci perseguita dal dopo-Capello.

Dov'è la suspance, il famoso coupè de theatrè? Non è divertente mettere al sicuro il risultato il più rapidamente possibile. Bisogna attendere gli ultimi venti minuti, sistemare la squadra come la logica vorrebbe e segnare due gol. Allora sì che c'è gusto ad esultare.

In fondo il calcio è semplice: schierare i giocatori al proprio posto, a fare le cose che sanno fare, migliora la prestazione e avvicina al risultato.

E' evidente che la semplicità non sia del tiqui-taca o della filosofia calcistica di Luis Enrique. O meglio, è evidente che bisogna prima complicare le cose e poi provare a semplificarle. Probabilmente il segreto è tutto qui e c'è chi, ingenuo, ancora non l'ha capito.

La gara di Novara ci ha portato qualcosa di molto vicino al terreno del Silvio Piola. Tre punti sintetici. Belli e utili, per carità. Ma per la naturalezza bisogna aspettare.  

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