mercoledì 9 novembre 2011

Reja contro Lucho. Uno è lento, l'altro rock


Uno è lento, ma è in testa alla classifica. L'altro è rock, e sempre nella bufera delle polemiche. Uno è l'allenatore più vecchio ad aver conquistato il primato della Serie A, l'altro, dopo l'esonero di Sinisa Mihajlovic è l'unico tecnico straniero rimasto nel massimo campionato italiano.

Diversi in tutto Edy Reja e Luis Enrique, sembrano aver scelto, non a caso, due delle panchine più distanti del mondo calcistico: per rivalità e mentalità.

Da calciatore Reja ha giocato sempre per squadre di secondo piano, come Spal, Alessandria e Palermo, chiudendo addirittura con i dilettanti del Molinella e vivendo una carriera molto meno importante rispetto ai compagni che con lui avevano seguito l'iter delle giovanili, Fabio Capello su tutti.

Luis Enrique, al contrario, ha vinto tutto quello che c'era da vincere e da protagonista. Partito bambino dallo Sporting Gjon, ha giocato per le due squadre più blasonate della Spagna: il Real Madrid e il Barcellona, partecipando a manifestazioni importantissime. Ha disputato tre mondiali di calcio, tre europei, un'Olimpiade, conclusa con un oro, diverse Coppe Uefa e Coppe delle Coppe. Senza contare le presenze in Champions League. Ha lasciato nel 2002 al massimo della condizione atletica e fisica, scegliendo la famiglia e il surf in Australia alla fatica degli allenamenti, dedicandosi completamente alla maratona e allo spaccaossa: una corsa in moto nel deserto africano.
La chance per fare l'allenatore gli arriva solo sei anni dopo nel 2008: Lucho è a Firenze per provare a battere il suo record nella corsa, quando il Barcellona che ha promosso Pep Guardiola in prima squadra, lo chiama per allenare la formazione B. Resterà in blaugrana tre anni, prima di passare alla Roma, in Serie A.

Edy Reja, invece, è partito dal basso. Proprio dal Molinella in Serie D, formazione con la quale aveva chiuso la sua carriera da calciatore nel 1979, anno in cui Luis Enrique, comincia ad indossare la maglia dei Giovanissimi dello Sporting Gjon.
Allena in tutte le categorie, raggiungendo la promozione in Serie A sul campo nel 1997 con il Brescia. Ci riuscirà altre tre volte: con il Vicenza nel 2000, il Cagliari nel 2004 e il Napoli nel 2007. Proprio alla guida dei partenopei sarà esonerato nel 2009, costretto a ripartire dalla Croazia e dall'Hajduk Spalato per ritagliarsi uno spazio nel calcio conta. Nel Gennaio del 2010 lotito gli affida la Lazio disastrata del dopo Ballardini per provare a rimetterla in moto. Ci riesce, in poco meno di due anni, la porta ad un passo dalla qualificazione in Champions League e poi al primato in classifica sebbene con una gara in più.

Oltre che nella storia della loro carriera Reja e Luis Enrique sono diversi anche nel modo di giocare. Nell'età delle loro squadre.
La Lazio è una squadra esperta, per non dire vecchia, che fa del contropiede la sua arma migliore. Cinica, che sa accontentarsi del pari, quando ce n'è bisogno.
La Roma è una squadra giovane, per non dire svagata, che ha nella sua qualità migliore anche il suo punto debole: il giocare sempre all'attacco, contro qualsiasi avversario,.

Ecco, magari se riuscissero a rubare l'uno qualcosa dall'altro probabilmente ne gioverebbero entrambi. Cosa impossibile, visto il carattere acceso dei due protagonisti. Nel frattempo si sono sprecati i paragoni: è il tecnico più vicino a Maestrelli, si dice nell'ambiente biancoceleste. Ricorda il primo Eriksson, rispondono da quello giallorosso.

La verità è che Reja e Luis Enrique non hanno sosia. Sono così come sono. Prendere o lasciare. Uno è lento e l'altro è rock. Generi che hanno appassionati diversi.

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