La prima giornata che si
gioca nell'ultimo turno dell'anno solare. Il campionato che si
conclude nel punto esatto nel quale avrebbe dovuto avere inizio. Una
squadra schierata in Inverno, tatticamente, così come si era pensata
in estate, ma che presenta uno spirito molto più vicino al primo
freddo patito al San Paolo, piuttosto che all'afa fastidiosa di
Valencia o di Bratislava.
Corsi e ricorsi storici.
Avvenimenti che finiscono nell'esatto punto in cui dovrebbero
cominciare e viceversa. Particolari che più che rimandare alla
circolarità della storia, ricordano una spirale. Quella che
costituisce il DNA della Roma.
Una struttura portante
che definire inedita sarebbe errato. Perché non presenta nulla di
nuovo, o meglio non tutto.
E non è nemmeno
questione di schieramenti, moduli o schemi con i quali giocare il
pallone. Di terzini bloccati e playmaker che si abbassano fare i
centrali. Di 3-4-3 in fase di impostazione o 4-2-3-1 in fase di
copertura. L'equazione si è risolta altrove. Nella testa prima che
nei numeri.
Nel capire che per dar
vita al Progetto, bisognava lasciare che le nuove molecole si
aggregassero alle vecchie. Traendone forza.
E così Osvaldo e Lamela
ora hanno spazio per brillare, ma soprattutto perché Simplicio,
Juan, Taddei e Totti sanno come accendere la luce.
La vittoria a Bologna non
è come quella conquistata a Novara, Parma o in casa contro il Lecce.
Primo perché ottenuta schiacciando una squadra in ottimo stato di
forma, poi perché al Dall'Ara, in tanti avevano sofferto, compreso
l'esaltato Milan capolista.
Eppure c'è ancora
qualcosa che riesce a disturbare la festa giallorossa: quel
fastidioso zero alla voce gol, nello score del Capitano e l'arrivo
della sosta invernale, che andrà inevitabilmente a spezzare il
momento dorato di questa squadra.
Nulla è perfetto.
E se esiste qualcosa di
bello nell'impossibilità di raggiungere la perfezione, è certamente
la sua rincorsa.
Il primo obiettivo per il
2012 sarà vincere la terza partita consecutiva. Quest'anno, non è
mai successo.
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