lunedì 19 dicembre 2011

Luis Enrique si è italianizzato? In fondo chissenefrega...


Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.

E così mentre il calcio italiano scrutava Luis Enrique, come fosse un alieno sbarcato da chissà quale pianeta, anche Luis Enrique guardava dentro il calcio italiano. Sebbene in maniera più nascosta.

Risultato: una Roma più ordinata, più cinica, più squadra. Che per interpreti e qualità non può evitare, pur volendolo, il tiqui-taca, ma che in giro per i campi nostrani, qualche scaltrezza sembra averla colta e assimilata.

E mentre appare quasi inutile sottolineare le prove, strepitose, di Lamela, Simplicio e Juan, il dato da evidenziare è certamente quello legato ai numeri. Perché si sa, le statistiche, non mentono mai.

La Roma non aveva mai fatto più di due gol in questa stagione fuori casa, nemmeno in amichevole e soprattutto non aveva mai tirato così tante volte in porta. La Roma fa sempre punti con Francesco Totti in campo. E spesso vince. L'ultima vittoria in campionato risaliva alla gara contro il Lecce e il Capitano c'era. Poi due assenze e due ko, quelli di Udine e Firenze, e di nuovo presenze e dunque punti nelle gare con Juventus e Napoli. Con Totti che confeziona due assist, uno più bello di un altro, per De Rossi e Osvaldo.

Così come quella spallettiana, anche quella enriquiana trova la quadratura del cerchio in condizione di emergenza. Tramutare la causalità in punto di partenza deve essere l'imperativo. Perché scoprire che un modulo funziona piuttosto che un altro, può essere anche fortuna. Confermarlo è sintomo di intelligenza.

Il quesito più in voga di oggi è: Luis Enrique si sarà italianizzato? Se questo significa essere meno logorroici nel possesso palla e arrivare prima al dunque, ben venga. 

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