Dopo mesi di
nouvelle cousine, piatti dagli ingredienti sconosciuti e salse dai
nomi impronunciabili, Luis Enrique ha capito che a mangiare il pollo
con le mani, non c'è da vergognarsi. Specialmente se si gioca in
casa.
E d'accordo
che nell'immaginario collettivo la Juventus è la Vecchia Signora, ma
più che una partita di calcio, quella contro i bianconeri è
sembrata un matrimonio.
C'era
qualcosa di vecchio, Taddei e Jose Angel sulle fasce a bloccare le
scorribande di Pepe e Estigarribia come contro l'Udinese, qualcosa di
nuovo, la faccia tesa di Viviani e la tranquillità di De Rossi nel
giocare da difensore centrale, qualcosa di regalato, entrambi i gol
che hanno deciso la partita e anche qualcosa di blu. La fifa della
Juventus, che per la prima volta in stagione ha avuto paura di
perdere. Le esultanze sotto la curva al fischio finale ne sono
evidente testimonianza.
Ci è
piaciuta questa Roma stile provinciale abituata a correre sui campi
in pozzolana.
E abbiamo
anche capito l'impostazione di Luis Enrique alla partita: un 3-4-3 in
fase di costruzione, pronto a trasformarsi rapidamente in un 4-5-1 in
copertura, con Osvaldo e Lamela chiamati al sacrificio lungo gli out
per raddoppiare Jose Angel e Taddei e Totti finalmente unico
riferimento del reparto avanzato.
Quello che
ancora fatichiamo a comprendere è dove vuole andare a parare questa
Roma. E' quella del tiqui-taca di inizio stagione? Oppure quella del
possesso palla e delle verticalizzazioni del dopo Parma? O ancora
quella tutta muscoli e rabbia della sfida contro la Juventus?
L'unica cosa
certa è gli ultimi punti li avevamo racimolati con Totti in campo e
proprio il Capitano ha rotto questa serie di sconfitte che
rischiavano di diventare interminabili.
Ditelo ad
Osvaldo che al momento di lasciare il campo a cinque minuti dal
novantesimo ha dato in escandescenza. Un gol di un attaccante manca
dal 5 novembre, Novara-Roma. Segnò proprio l'ex Espanyol. Un digiuno
forse un po' troppo lungo per chi porta il numero 9 sulla maglia.
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